ESSERE GENITORI OGGI: TRA NUOVE SFIDE E NUOVE DIPENDENZE
Gli adolescenti della nostra epoca sono come gli adolescenti di tutte le epoche, con le loro domande, le loro paure, le loro pulsioni e incapacità di governarle, i loro cambiamenti fisici che inevitabilmente creano cambiamenti psicologici e relazionali, la loro voglia di allontanarsi dalla famiglia, dall’adulto per consegnarsi al gruppo dei pari con cui condividere nuove esperienze.
Giovani provocatori, che hanno bisogno di sfidare, per costruire la propria identità; giovani che chiedono “resisti tu che sei adulto, perché solo così mi insegnerai ad affrontare la mia ombra”, “amami per quello che sono, perché solo così potrò avere le basi sicure su cui costruire il mio futuro e migliorare, altrimenti vivrò nell’insicurezza, nel senso di colpa, nell’incertezza”, “insegnami a stare di fronte alle circostanze senza abbattermi”, ”insegnami ad emozionarmi, per sfuggire la pietrificazione emotiva che oggi invade la nostra società”.
I giovani con il loro disagio quindi gridano “non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena, testimoniami con la tua presenza, con il tuo modo di vivere, che la vita ha un senso, che di fronte alle fatiche e alle cadute posso rialzarmi e seguire il mio obiettivo, consapevole di ricadere, ma consapevole anche che, proprio grazie alle cadute, posso scoprire qualcosa di me e riprendere il cammino con questa consapevolezza”.
Oggi le principali forme di disagio emergono sotto forma di: aggressività rivolta verso sé (autolesionismo /cutting) o altri (bullismo e cyber-bullismo); ansia e attacchi di panico; demotivazione; disturbi e dipendenze alimentari (anoressia e bulimia); dipendenza dalla rete (Hikikomori), tossicodipendenza.
Ci si rende conto che alla base di questi disagi c’è il fenomeno della “depressione” sempre più presente nei giovani anche a partire dai 10/11 anni: il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali (che in alcuni casi risultano essere suicidi mascherati).
DEPRESSIONE: spesso causata da un’incapacità di sopportare le ferite, di scoprire che i fallimenti e le cadute sono importanti per la propria crescita personale; spesso determinata da individualismo e da ciò che trasmettono gli adulti con la loro “ansia febbrile di potere” come dice Borgna. Di fronte a richieste eccessive, in cui lo sbaglio non è contemplato e se accade è solo per sottolineare che “non vali”, il ragazzo si sente smarrito e non sentendosi apprezzato per ciò che è, ma solo per ciò che fa, se non riesce a fare, non riesce neanche a rialzarsi, e quindi perde ogni slancio vitale, bloccandosi.
ANORESSIA: emblema della nostra società dell’apparire, desiderio estremo di mostrare la propria forza con l’acuta oppositività; capacità di tenere finalmente tutti in scacco con la propria determinazione, unico modo per fare sentire la propria presenza; ricerca di una perfezione irraggiungibile; chiusura totale a ciò che il cibo rappresenta (emozioni e persone); sfrenata iperattività; incapacità di vedere riflessa la propria immagine per quello che è. Questi solo alcuni dei tratti che caratterizzano una malattia sempre più precoce (già a 10 anni) e oggi non solo femminile, ma anche maschile.
BULIMIA: presenza estrema di un vuoto incolmabile; illusione di un godimento immediato, ma con un riscontro di angoscia e profondo senso di colpa che corrode ogni emozione; incapacità ad aprirsi lealmente all’atro, che spesso viene visto come oggetto da possedere e poi rigettare (nessuna vera amicizia, nessun vero legame affettivo); manifestazione della più elevata contraddizione; il tutto per avere, anche se nel male, un’identità.
ATTACCO DI PANICO: sentirsi chiusi in una gabbia; bisogno estremo di protezione per sfuggire il mondo che mette alla prova, ma non si riesce ad affrontare; emozione che vuole emergere, è l’ombra che vuole trovare la luce, ma ci si può permettere di lasciarla uscire perché svelerebbe parti che da sempre si cerca di nascondere. La paura di rivivere il primo attacco: palpitazione, dispnea, affanno, dolore al petto, sudorazione fredda.
HIKIKOMORI (ritiro sociale, causato spesso dalla dipendenza dalla rete e giochi elettronici): strategia difensiva estrema, rifiuto di ogni contatto con l’esterno, bisogno di allontanarsi dalla realtà, incapacità di uscire nel mondo per sperimentare e scoprire la propria collocazione. Paura degli altri che svelano con i loro sguardi la tua vera natura; angoscia di non riuscire a soddisfare le loro esigenze, creazione di una realtà in cui non si è direttamente coinvolti ed esposti, poiché tutto è mascherato. Spesso sono ragazzi intelligenti, provenienti da famiglie di ceto medio-alto con altro livello di scolarizzazione, ma scarsa capacità di empatia ed eccessiva rigidità.
ABUSO DI SOSTANZE: droga come stimolante, che permette di essere disinibiti e di non sentire la paura e la fatica di esporsi e mettersi in gioco “non con l’anima, ma con la chimica”; dipendenza totale poichè al termine del suo effetto tutti i demoni dell’inconscio ritornano più forti di prima e l’unica strada visibile è quella della reiterazione.
BULLISMO: manifestazione emblematica del fallimento educativo, nel non essere riusciti a trasmettere amore ed empatia verso l’altro; rispecchio delle continue punizioni che a poco servono se non sono accompagnate da sguardi, spiegazioni e parole. Il bullo è tale se ha spettatori che lo osannano, che lo seguono. Fondamentale fermare con decisione ogni atto ed evitare, nel modo più categorico, di pensare “è solo una ragazzata”, “non voleva…”.
Osserviamo i nostri ragazzi, i loro sguardi spenti o accesi, la loro impulsività o chiusura, i loro silenzi o parole esagerate, la loro esuberanza o timidezza, la loro gentilezza o provocazione, la loro esagerata compulsività verso lo studio o demotivazione, i loro corpi e le loro azioni.
In casa diamo regole ferme, ma creiamo anche momenti di empatia, di confronto, di dialogo, di ascolto, ricordandoci sempre che loro ci osservano e imparano più dalle nostre azioni e reazioni che dai nostri divieti, castighi e rimproveri.… tenendo sempre a mente il dilemma dei “porcospini di Schopenhauer “.
D.ssa Elisa Langhi
“I figli sono come aquiloni:
insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo;
insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno;
insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita
Ma in ogni volo, sogno e in ogni vita
Rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto”
Madre Teresa di Calcutta