L’emergenza educativa, il dis-agio giovanile e le nuove dipendenze

 

I ragazzi di oggi non sono diversi rispetto a quelli di ieri, sono solo, a volte, “più fragili”. La loro fragilità rappresenta la fragilità del mondo adulto che non sempre riesce a proporre un modello di fiducia nella vita.

Oggi, come molti psicologi evidenziano, vi è un paradosso tra un elevato benessere “materiale” e una “disarmante vulnerabilità”.

I ragazzi cercano una “base sicura” che permetta loro di sperimentare in piena libertà la realtà circostante. Hanno bisogno di criteri solidi con cui guardare la vita.

Necessitano quindi di adulti che testimonino il senso della vita, non tanto con parole, ma con i fatti, con la loro esperienza, con il loro modo di “esserci” e con il loro modo di “stare di fronte alle circostanze che la vita propone”.

I giovani sono fonti inestimabili di valori, idee, curiosità, passioni, vitalità, che, se non ben incanalate, tendono o a spegnersi (molti sono i ragazzi totalmente demotivati, che spesso abbandonano anche gli studi) o a trasformarsi in qualcosa di negativo per sé stessi (ad esempio disturbi alimentari, vecchie e nuove dipendenze) e per gli altri (aggressività, rabbia, azioni non controllate).

Come un genitore e insegnante può aiutare il proprio figlio e alunno in questo meraviglioso percorso che è la vita? Come può essere colui che guida, che affianca e che segue l’adolescente in base alle necessità del momento? Quali sono le risposte educative che il giovane cerca guardando l’adulto?

Seguendo Galimberti notiamo come a volte il mercato sia l’unico soggetto veramente attento agli adolescenti, con l’esclusivo scopo di condurli al consumo; mentre gli altri adulti (coloro che dovrebbero ed-ucere) quasi non li considerano perché troppo invischiati dai propri progetti e/o soffocati nel proprio narcisismo e cinismo.

L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti fisici, psicologici e relazionali. Il ragazzo/a inizia a diventare un osservatore ipercritico del proprio copro, di sé e degli altri (anche a causa della nostra sempre più invadente “società dell’apparenza”). Inizia a chiedersi “chi sono io” e “che senso ha…”, e cerca la risposta a queste domande negli altri, altri che possono essere i coetanei (che come lui sono immersi nella “selva oscura”) o gli adulti, non con le parole, ma con gli SGUARDI. “Loro ci osservano e capiscono molto di noi … dal nostro stare di fronte alle circostanze” (F.Nembrini).

Come può un genitore capire se i cambiamenti che vede nell’adolescente sono fisiologici (tipici dell’età adolescenziale) o sintomatici (che indicano un problema ben più profondo)? Grazie alla relazione, allo stare davanti a loro con uno sguardo attento. Indicativi sono: gli sbalzi di umore persistenti e improvvisi, le continue assenze, le somatizzazioni, un calo nel rendimento, difficoltà di concentrazione, continue provocazioni, presenza di tic, presenza di autolesioni, tendenza ad assumere comportamenti schivi, isolamento, ansia eccessiva, vulnerabilità emotiva, scarsa iniziativa, discorsi illogici, riduzione della mimica facciale, nessun interesse per le attività ludiche e sportive, scarsa partecipazione alle attività di gruppo.

Il disagio giovanile NASCE e CRESCE nella RELAZIONE e spesso ... il vuoto dei giovani è lo specchio del vuoto degli adulti...

D.ssa Elisa Langhi